Numeri e qualità: il XLVI Congresso SIFO

arturo cavaliere

Presidente SIFO

Sono trascorse poche settimane dalla chiusura del XLVI Congresso della nostra Società Scientifica e credo sia opportuno – direi quasi necessario – cercare di comprendere la portata di questo evento sulla vita della nostra “comunità di farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali”.

Mi permetto di fare una prima osservazione: il nostro Congresso annuale cresce di anno in anno, di edizione in edizione. Roma, Napoli, Genova: semplicemente osservando le ultime tappe della nostra vita congressuale possiamo notare un incremento delle partecipazioni (quest’anno abbiamo sfiorato i 4000 presenti nelle quattro giornate trascorse insieme ai Magazzini del Cotone), un sempre maggiore peso specifico della presenza SIFO nel dibattito sul futuro del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e un ampliamento delle tematiche presentate nel programma (e questo è un aspetto virtuoso per il quale non posso fare a meno di ringraziare Barbara Rebesco, Emanuela Omodeo Salé e Alessandro Brega considerato l’enorme lavoro svolto insieme ai due Comitati congressuali).

Questa crescita non è principalmente numerica: è qualitativa. È vero che oggi i soci SIFO sono oltre 3300, con una compagine di nuovi iscritti che dall’inizio dell’anno supera la cifra (davvero impressionane) di 400 unità. Questi sono numeri importanti, ma credo sia fondamentale porci un quesito: perché così tanti professionisti si iscrivono a SIFO?

La risposta è molteplice: perché la qualità della formazione è alta, perché i temi al centro nelle nostre proposte (il Congresso, i corsi di formazione residenziale e a distanza, i nostri manuali, le nostre attività editoriali, ecc.) sono percepiti come utili, perché la nostra presenza sul territorio, grazie ai coordinamenti regionali, risponde alla necessità di essere “vicini ai colleghi”. E da ultimo perché la nostra Società ha una reputazione sempre più vasta e robusta. In sintesi: SIFO è attrattiva perché è un’autentica “comunità professionale”. Una comunità che è anche forte – è emerso in maniera evidente a Genova – della presenza numericamente importante e professionalmente stimolante di tanti giovani colleghi, che hanno rappresentato una costante delle sessioni, dei Lab LIFE, degli appuntamenti Agorà.

Ognuno di noi deve avere la consapevolezza di ciò che siamo e di ciò che ci viene chiesto. Oggi SIFO è membro di diritto della European Association of Hospital Pharmacist (EAHP), siamo presenti su molteplici tavoli di lavoro istituzionali, veniamo auditi nelle Commissioni parlamentari, collaboriamo in maniera proficua con i vertici della sanità nazionale, mi riferisco al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, e con il Sottosegretario Marcello Gemmato, con i quali condividiamo visioni, progettualità e collaborazioni in numerosi tavoli tecnici, non ultima quella che ha portato allo sviluppo del cosiddetto Testo Unico della Farmaceutica.

Ecco: dopo Genova risulta evidente che ogni socio rappresenta ciò che tutta SIFO è oggi nella sanità italiana. La rilevanza delle azioni della nostra Società dipende dalla capacità di ognuno di noi di esprimerla, di renderla visibile, di renderla vicina.

Da ultimo, allora, intendo condividere un messaggio finale. Abbiamo chiuso il sipario sul XLVI Congresso: e ora che lavoro ci attende? Oggi il nostro compito – e mio impegno personale – è quello di sviluppare concretamene e radicare sul territorio ciò che è emerso a Genova 2025 in termini di gestione delle terapie, di sicurezza del farmaco, di innovazione e sostenibilità del sistema. I cittadini, le famiglie, i pazienti, le professioni, le associazioni, le realtà sociali più attive si attendono che i livelli di salute possano migliorare e innalzarsi proprio grazie al contributo dei professionisti della sanità. E noi farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici regionali dovremo impegnarci per garantire questo miglioramento ovunque siamo.