Un selfie?

Laura Fabrizio
laurafabrizio01@gmail.com


“La scommessa è che le singole parole, quasi sussurrate, conservino il fascino
della narrazione, suscitando nel lettore il desiderio di leggere e ricercare, per propria
autonoma scelta, anche quello che è taciuto”.



Tutti noi, in questi ultimi anni, abbiamo sentito parlare moltissimo di “Selfie”. Ma cosa si intende con tale termine? Il termine “selfie” deriva direttamente dall’inglese e si tratta, in poche parole, di un autoritratto fotografico realizzato attraverso un dispositivo elettronico, vale a dire uno smartphone, un tablet, una fotocamera digitale compatta o anche la webcam del personal computer. La sua tipica funzione è la condivisione della fotografia sui social network o nell’album multimediale come ricordo di un certo evento o incontro.
C’è chi parla anche di selfie-mania, ed in effetti, con la crescente popolarità di smartphone e tablet, la gente ha imparato a farsi le foto in completa autonomia, sia a casa sia per le vie della città. Ormai sono lontani i tempi di quando, in veste di turista, si chiedeva ad un passante di farci una fotografia di fronte ad un monumento o con lo sfondo di un paesaggio ameno. Adesso basta impugnare lo smartphone, il tablet o la macchina fotografica digitale, guardare verso l’obiettivo, sorridere e premere il pulsante di scatto. Detto, fatto.
Come già successo con il termine “LOL” (Lots Of Laughter) ed altre parole nate da Internet, anche “selfie” è stato inserito nell’Oxford English Dictionary, con la seguente definizione: “Una fotografia di sé stessi, tipicamente ripresa con uno smartphone o una webcam e caricata su un social network.”
E per quanto riguarda la lingua italiana? Considerato che in quest’ultimo periodo il termine “selfie” è stato utilizzato moltissimo anche dagli abitanti del Bel Paese (valgono per tutti i “selfie” del nostro Primo Ministro), dal 2014 la parola è presente anche nel dizionario Zingarelli. Non poteva essere diversamente visto che questa nuova parola è entrata diffusamente nel linguaggio di tutti i nostri teenager e non solo.
Potete capire, allora, come anche a me sia potuta venire un’irresistibile voglia di farmi un “selfie” per i lettori del Bollettino, ma essendo perfettamente consapevole del fatto che una mia foto non interesserebbe neanche al poliziotto di quartiere e tanto meno ai soci della SIFO, ho pensato di farmi l’agognato “selfie” sostituendo l’usuale fotografia del corpo con una della mente, intervistando me medesima. In verità, in quanto Direttore di questo Bollettino, ho sempre desiderato di poter fare un’intervista alla Presidente della SIFO e pubblicarla sulla rivista ufficiale della nostra Società; non l’ho mai potuta realizzare in passato perché ritenevo l’operazione un po’ narcisistica e, comunque, in evidente conflitto d’interesse. Ma ormai, da quando impazza la moda del “selfie”, anch’io mi posso autoritrarre in una “self-intervista”, condotta con la massima onestà intellettuale possibile, e pubblicare lo scambio di domande e di risposte tra il Direttore del Bollettino e il Presidente della SIFO, le cui rispettive cariche, giova ricordarlo, sono entrambe conferite per obbligo statutario alla stessa persona.
Per comodità discorsiva ed immediata comprensione del testo, ho preso accordi (con me stessa) affinché il Direttore del Bo-Sifo corrisponda al nome di Laura, mentre il Presidente SIFO a quello di Fabrizio. Essendoci entrambi dichiarati pronti ad un confronto “franco e diretto” nonché disponibili a diffondere a mezzo stampa ed online il “selfie” così realizzato, eccoci al via di questa istantanea “intra-vista”:

• D.ssa Fabrizio, dopo otto anni al timone della SIFO può dire ai quasi tremila soci quali sono le cose che dovranno presidiare sempre e comunque?
Il lavoro svolto in tutti questi anni, ai vari livelli gestionali ed operativi della nostra Società, ha permesso il definitivo passaggio da una cultura essenzialmente di tipo oligarchico a quella della democrazia partecipata. I soci che con il loro libero voto delegano per quattro anni gli 80 membri eletti al governo della Società, tra Consiglio Direttivo (CD), Collegio dei ProbiViri (CPV), Collegio dei Sindaci (CoSi), Segretari Regionali (SR) e relativi Consiglieri, hanno oggi garanzia di massima trasparenza e qualità delle scelte effettuate di volta in volta dal CD. Tuttavia, credo sia sempre utile che i Soci verifichino la coerenza operativa dei loro rappresentanti al “vincolo di mandato” implicitamente sottoscritto all’atto dell’accettazione della carica rivestita.

• Ora che il suo secondo mandato di Presidente della SIFO, Società scientifica riconosciuta tra le più prestigiose d’Italia e d’Europa, volge al termine, non teme per lei un futuro da “Ex”?
Uno dei miei maestri ha sempre affermato: < È meglio essere un “X” che un “Ex”: l’Ex resta sempre prigioniero del suo passato e finisce inesorabilmente col morire schiacciato sotto le macerie del suo “essere stato”. L’X, invece, possiede sempre qualche chance per un eventuale ulteriore successo: guardando avanti può rinnovarsi scoprendo nuovi orizzonti >. Da buona discepola quale sono stata, non credo, quindi, che mi caccerò nella condizione di “EX”.

• C’è stato un momento, durante la presidenza, in cui ha pensato di mollare la presa e di mandare qualcuno aVancouver?
No, di mollare, mai. Ho sempre tenuta ben presente la “mission” da perseguire ed ho lottato ricorrendo spesso alle tecniche della guerriglia, mai della guerra. Nonostante ciò, non mi è stato proprio possibile evitare di mandare qualcuno a….Vancouver , come lei dice. Vede Laura, di andare a…Vancouver lo consiglierei anche a lei: tutti, nella vita, dovremmo cogliere l’occasione di andare almeno una volta a…Vancouver: l’aria è buona, si ha molto tempo a disposizione per riflettere, per rivedere le proprie posizioni, ed a volte, se si possiede un minimo di onestà intellettuale, per riappacificarsi con il mondo oltre che con se stessi.

• Cosa manca al Farmacista di comunità, titolare di farmacia?
Manca ancora la piena consapevolezza di essere, suo malgrado, parte inscindibile ed integrante del “Servizio Sanitario Nazionale” per il quale gestisce una “Concessione Governativa” ed eroga, in regime di Convenzione con esso, la quasi totalità dell’assistenza farmaceutica ai cittadini. Servizi e prestazioni, questi, che includono la prevenzione e l’educazione sanitaria di massa finalizzate a sortire prevalentemente esiti di salute e non solo incremento del ricavato. La “Farmacia dei servizi” rappresenta una buona occasione per colmare questa lacuna.

• Un consiglio ai giovani soci. 
Non saziatevi mai del sapere. Aprite il vostro cuore, dite sempre ciò che sentite. Partecipate attivamente alla vita societaria e fatevi trattare da adulti. Siate proattivi. Osate, osate, osate!

• Difensivi o aggressivi?
Né difensivi né aggressivi, ma assertivi. La verità non ha bisogno di stare in difesa, né di essere aggressiva: deve affermare se stessa. Sia in SIFO sia nel SINAFO, nei contatti con i media o con le istituzioni governative, in passato si è stati a lungo sulla difensiva, pensando così di essere accettati e più credibili. Solo le bugie sono difensive quando perdono o aggressive quando vincono, la verità è semplicemente ciò che è: disponibile e aperta. La SIFO di oggi può essere senz’altro assertiva, ha fatto passi da gigante scientificamente e culturalmente, restare ancora sulla difensiva comporterebbe una negazione della vasta esperienza professionale e gestionale acquisita sul campo da tutti i suoi quadri direttivi e dalla gran parte dei soci.

• Regime democratico o autoritario?
Io preferisco di gran lunga l’autorevolezza all’autoritarismo. Perciò, penso che al nostro interno bisogna impegnarsi sempre di più per costruire e mantenere una Democrazia autorevole. Nelle democrazie incompiute o non ancora mature, e quindi deboli, c’è il rischio che si creino i presupposti per la tirannide: la Storia è maestra!

• Come definirebbe oggi il nostro SSN?
Un grande Campione Olimpionico con qualche difficoltà, ma che ha ancora tanta forza e tanta voglia di vincere: necessita della costante e vigile attenzione dei suoi tecnici nonché della fattiva partecipazione del pubblico.

• Cosa manca alla Sanità pubblica Italiana?
Nella nostra Sanità non manca nulla! Ci sono le menti giuste, l’esperienza e la cultura adeguate per perseguire il miglioramento continuo della qualità dei servizi e delle prestazioni attualmente offerti in modo universalistico, sia pur nelle ristrettezze di una crisi economico-finanziaria globale. È innegabile, invece, che nel nostro Paese attualmente mancano politici illuminati mentre abbondano i politicanti che notoriamente si nutrono di sprechi e di corruzione.

• La Farmacia del futuro?
Il tema non può essere trattato in tutti i molteplici aspetti e con il dovuto approfondimento in questa “intra-vista” necessariamente breve. La Farmacia possiede, da sempre, un grande patrimonio di dati sulle terapie che costituisce una preziosa risorsa per la ricerca e i progressi nelle conoscenze medico-scientifiche. L’aggiornamento continuo dei farmacisti, infermieri, tecnici e di tutti gli altri operatori della farmacia è presupposto indispensabile per l’adeguamento all’evoluzione tecnologica e professionale della Medicina nel suo insieme. Nella farmacia che verrà tutti gli operatori dovranno garantire preparazione, aggiornamento continuo e impegno. Dovranno essere evidenti le capacità reali di collaborazione interdisciplinare all’interno e all’esterno di essa. La struttura dovrà essere il più possibile preveggente, neutrale e flessibile per adattarsi alle nuove funzioni necessarie. La farmacia ospedaliera, così com’è ancora in alcune realtà, deve perdere definitivamente il carattere di recinto chiuso, impermeabile e oscuro, storicamente concepito per la mera esecuzione della “prescrizione dettata” dal medico al “suo” paziente. Essa dovrà aprirsi al modello dipartimentale, l’unico idoneo a superare l’odierna suddivisione delle competenze, contribuendo a rendere esplicite e condivise le finalità di lavoro di persone che afferiscono a discipline e professionalità diverse. La farmacia del futuro, dunque, dovrà diventare luogo di accumulazione di conoscenze clinico-farmaceutiche, di ricerca scientifica e intellettuale. Ricerca e Formazione continua costituiscono la base propedeutica indispensabile per il raggiungimento e il mantenimento dell’obiettivo primario del modello: l’alta sicurezza e qualità dell’Assistenza Farmaceutica.

• Fabrizio, chi vorrebbe come suo successore alla presidenza della SIFO?
Laura, questa sì che è una domanda imbarazzante! Ovviamente non posso indicare un nominativo secco, se non altro perché ci sono decine di colleghi che meritano di rivestire tale carica. Una cosa posso dire con certezza: il prossimo Presidente stabilizzerà il cambio radicale, di innovazione politica e non solo generazionale. Il mio principale compito è stato quello di fare da traghettatore tra la sponda oligarchica del passato e quella democratica, come ho già detto. È stato molto faticoso, perché l’acqua era infestata da alcuni voraci coccodrilli che per fortuna si sono poi allontanati e riuniti sopra un piccolo isolotto di sabbia. I due ultimi CD hanno navigato con determinazione verso il cambiamento come scelta politica, un atto di coraggio che è anche l’assunzione di un rischio, ma è soprattutto l’espressione della libertà. È stata intercettata l’energia democratica che i soci custodiscono dentro di loro e che si traduce in voglia di futuro, speranza, proiezione in avanti per la professione e per la sanità tutta. Dal nuovo CD della SIFO e dal suo Presidente nascerà la nuova leadership dei farmacisti ospedalieri e dei servizi sanitari territoriali, sostituendo definitivamente un pensiero conservatore che riteneva di essere eterno.
Al futuro Presidente, quindi, il mio “in bocca al coccodrillo”!

• Grazie Presidente Fabrizio per la difficile chiacchierata. Debbo riconoscere che, alla luce dei fatti, fin dal giorno della sua prima investitura, otto anni fa, in molti, me compresa, hanno sottovalutata la sua intelligenza politica ed organizzativa.
Nulla di nuovo sotto il sole. Succede spesso, in qualsiasi ambito, che si sottovaluti la persona modesta e mite, ancor più se non ha come obiettivo la rincorsa del potere ad ogni costo. Nel mio caso, all’inizio del primo mandato, tre caratteristiche hanno indotto, chi non mi conosceva bene, alla sottovalutazione della mia figura come presidente SIFO: essere il primo presidente a non rivestire un ruolo professionale di posizione apicale; essere donna; essere il primo presidente non proveniente dal nord Italia, dopo oltre mezzo secolo dalla fondazione della SIFO, e preceduto da nove ineguagliabili presidenti: Uccelli, Tomasi, Cuccia, Rosenkrants, Ostino, Greco, Martini, Caliumi, Scroccaro. Ero consapevole, fin dall’inizio, di essere un presidente meravigliosamente imperfetto, ma sapevo anche che solo le persone imperfette possono crescere. Ho cercato, quindi, di migliorare quanto più possibile: la crescita è possibile solo a causa dell’imperfezione. Tutto può essere migliorato, anche la SIFO di ieri, di oggi e di domani!