La sanità che vorremmo

Arturo Cavaliere

Presidente SIFO

Rispondere alla domanda “quale sanità vorrebbe SIFO” mi obbliga a cercare di creare un ponte che unisca in un unico percorso la nostra storia, il presente (nostro e del Servizio sanitario) e il futuro. Al 43° Congresso nazionale abbiamo voluto ricordare quel 1952 in cui nasceva SIFO. I nostri “padri fondatori” avevano l’obiettivo dichiarato di migliorare la qualità dell’assistenza delle cure, attraverso una puntuale governance del farmaco: posso dire che in sette decenni SIFO non è mai venuta meno a quell’obiettivo, uno scopo irrinunciabile che ancora oggi è parte della nostra mission coerente con l’universalità dell’assistenza sanitaria sancita dall’art. 32 della Costituzione. Una vocazione societaria che ha voluto concentrarsi sui valori “Clinica, Etica, Managerialità” come temi fondativi della sanità del futuro.

Ma una società scientifica non è mai una monade: deve pensare a muoversi insieme a tutto il resto dell’ecosistema “sanità”. Ci troviamo di fronte ad una serie di punti di svolta e di decisioni importanti che coinvolgono piani organizzativi, piani clinico-scientifici e piani nazionali-regionali di ragionamento, che si intrecciano profondamente con i temi appena accennati. Il SSN sta cercando di capire con il DM77/2022, ma probabilmente anche con ulteriori progettualità, come realizzare i suoi obiettivi in termini di medicina di prossimità; la necessità di avviare un sistema di telemedicina e teleassistenza interconnesso e coerente è ormai condivisa; allo stesso modo la domanda su “come gestire le terapie innovative e ad alto costo” anche alla luce della nuova riforma in AIFA.

Come potremo nei prossimi anni cercare di assicurare risposte terapeutiche a fronte di terapie che richiedono centinaia di migliaia di euro di investimento? Sarà un passaggio che approfondirà ancora di più quella sperequazione territoriale che rende oggi il nostro Paese così esposto al fenomeno della mobilità sanitaria passiva? E la ricerca, i comitati etici e gli IRCCS (anche loro sottoposti a rinnovamento di sistema) come saranno rinforzati e razionalizzati? E i medical devices (sempre più diffusi, importanti e rilevanti nelle terapie avanzate) che ruolo interpreteranno nella gestione dei bisogni di salute?

Ecco: il farmacista ospedaliero e dei servizi farmaceutici territoriali non può non essere all’interno di tutte queste riflessioni, per l’incidenza che le risposte offriranno al SSN. Ma c’è dell’altro: la sanità dell’immediato futuro non potrà essere come quella dei decenni scorsi, perché oggi un nuovo protagonista deve essere coinvolto quotidianamente, ed è il paziente. Nella sanità che SIFO auspica la presenza della persona-cittadino-paziente-caregiver è sempre più centrale e distintiva.

In ultima analisi ed alla luce di queste considerazioni “di sistema”, il farmacista ospedaliero e dei servizi farmaceutici territoriali sta anche agendo in funzione di un chiaro coinvolgimento dei pazienti, ascoltando e raccogliendo il loro vissuto e il loro bisogno nei confronti del “bene farmaco” o “device” svolgendo il ruolo della vera “sentinella qualificata del SSN”.