È un verme!

Laura Fabrizio
laurafabrizio01@gmail.com

“La scommessa è che le singole parole, quasi sussurrate, conservino il fascino
della narrazione, suscitando nel lettore il desiderio di leggere e ricercare, per propria
autonoma scelta, anche quello che è taciuto”.



Chissà quanti di voi lettori, aprendo questa pagina, sono rimasti colpiti e forse incuriositi dal titolo di questo mio articolo. In molti, comprensibilmente, avete pensato che fosse indirizzato a qualche personaggio che, con evidente disonestà intellettuale, getta discredito su questa SIFO finalmente liberata e più democratica che mai, come ampiamente riconosciuto sia dagli iscritti sia da tutti gli interlocutori esterni, pubblici e privati.
Tranquillizzatevi subito: non ce l’ho con nessuno!
Nei tanti anni di sincero impegno trascorsi in SIFO – dieci anni come Segretario per la Regione Lazio e otto anni come Presidente nazionale – con il solo obiettivo di onorare sempre e comunque il mandato da voi ricevuto per il conseguimento del bene comune, ho dovuto imparare a ri-conoscere bene ogni tipo di parassita – quelli che sono fortemente impegnati a portare tutta l’acqua al proprio mulino – e distinguerlo nettamente da chi, invece, è fortemente e costantemente impegnato a raggiungere quel primario obiettivo che è il bene comune.
Insomma, ho imparato a non confondere i politicanti con i politici ed ho sempre pensato che in politica – anche quella adottata tra le Società scientifiche – il confronto dialettico tra le parti non dovesse mai assumere le caratteristiche di una spietata lotta tra “nemici”, ma mantenersi nell’ambito di una rispettosa competizione tra leali “avversari”.
Per questo, anche di recente, ho preferito confrontarmi con un piatto di innocui vermicelli ed un bicchiere di ottimo vermentino, anziché farmi trascinare nel fondo di un vermicaio.
Per nessuna ragione al mondo avrei mai osato sporcare il nostro Bollettino con un titolo come questo se non per trattare argomenti di natura scientifica attinenti la materia medica come, per esempio, la vermicazione intestinale oppure la sindrome vermiana relativa al verme cerebellare – la parte mediana del cerebelletto – che, come sapete, è dovuta ad una lesione dello stesso ed è caratterizzata da disturbi dell’equilibrio e del senso della direzione.
Infatti, il titolo del presente articolo, è riferito ad un tipo di vermicolo della specie “Caenorhabditis elegans”, usato nei laboratori di tutto il mondo per esperimenti di vario genere, e che ora si è dimostrato capace di diagnosticare il cancro negli esseri umani nel 95,8% dei casi, con risultati di gran lunga superiori a quelli ottenuti con cani appositamente addestrati e recentemente utilizzati anche in alcuni ospedali del nostro Paese.
L’impiego in via sperimentale di questi vermetti nematodi, della lunghezza di circa un millimetro, ha presentato ulteriori vantaggi rispetto all’utilizzo dei cani sia per la rapidità sia per l’economicità sia per la valenza del test. I risultati di questa ricerca, denominata NSDT – Nematode Scent Detection Test – sono stati pubblicati sulla rivista scientifica americana online “Plos One” e si riferiscono ad un pluriennale periodo di lavoro condotto dai biologi Prof. Takaaki Hirotsu e Prof. Hideto Sonoda dell’Università Kyushu di Fukuoka in Giappone, che avevano avuto modo di osservare come un verme “Anasakis” si fosse attaccato ad una lesione gastrica, in un paziente che aveva mangiato del Sushi – pesce crudo –, e che due anni più tardi si era rivelata un tumore.
L’intuizione dei due scienziati di far “fiutare” ad un comune verme nematode le urine di 242 volontari, di cui 24 con diagnosi acclamata di complessivi nove differenti tipi di tumore – al seno, allo stomaco, alla prostata, al pancreas, etc. – è stata geniale essendosi tutti i vermi diretti immediatamente non solo verso le urine dei 24 pazienti già riconosciuti malati di tumore, ma anche verso quelle di altri cinque pazienti ritenuti sani, ma che nel giro di 24 mesi hanno puntualmente manifestato segni evidenti di malattia tumorale. Nessuna attrazione si è verificata verso le urine dei restanti pazienti sani.
La conferma della presenza di un particolare odore nelle urine dei pazienti con tumore si è avuta inequivocabilmente quando ai vermi è stato tolto il senso dell’olfatto e nessuno di essi è stato più attratto dalle urine raccolte dai pazienti affetti da tumore. Ciò ha destato un forte interesse da parte dell’industria farmaceutica Hitachi, che ha già avviato le trattative per la commercializzazione del test NSDT che potrebbe essere disponibile negli ospedali giapponesi entro i prossimi quattro anni.
Tutta la popolazione potrà così essere sottoposta all’esame NSDT portando le proprie urine in laboratorio, pagando un prezzo irrisorio – circa 1-2 euro – e ricevendo una risposta esatta al 95,8% in meno di ventiquattro ore.
L’auspicio è che in un prossimo futuro si possa anche stabilire se ogni tipo di tumore impartisca o meno alle urine uno specifico odore, tale da potere essere percepito dal nostro verme con conseguente diagnosi differenziata.
Lo studio NSDT, più ancora dei precedenti esperimenti effettuati con topi, cani e gatti, ha aperto la strada a nuove ricerche sugli odori associati alle varie malattie dell’uomo.
Senza nulla togliere a Hirotsu e a Sonoda, possiamo dire con somma gratitudine che è un verme il principale protagonista di questa vera e propria rivoluzione in campo medico e che grazie a lui, a breve, sarà possibile fare diagnosi estremamente precoci anche in campo oncologico e, forse, sconfiggere finalmente un così terribile nemico.
Da ora in poi, perciò, anche se avete tanta voglia di dire a qualcuno, per giustificati motivi,: “Sei un verme!” oppure “Ti sei comportato da verme!”, fate come ho fatto io: non fatelo! Se non per altro, per rispetto ai più utili vermi di cui sopra.