Un Congresso specchio della SIFO
Lorenzo Verlato

“Un congresso in un certo senso fuori dal consueto. Di solito queste manifestazioni hanno il difetto di essere scarsamente rappresentative e di trascinarsi in un’atmosfera piuttosto sonnolenta. Niente di tutto questo al recente Congresso della SIFO, che è risultato un convegno quantitativamente e qualitativamente molto positivo. Alla manifestazione di Roma erano presenti circa il 30% degli iscritti alla Società: un vero successo quindi”. Attenzione, nessun refuso, sia per quanto riguarda la città, sia per quanto riguarda la percentuale dei partecipanti. Perché qui non sto parlando del congresso di Rimini, quello tenutosi dall’8 all’11 ottobre scorso, quello “delle quattro E” per intenderci (Efficacia, Equità, Economia, Etica). Qui ripubblico il cappello di un articolo scritto ben 25 anni fa, dopo aver partecipato al mio primo Congresso SIFO, il XIV per la precisione, tenutosi all’hotel Hilton di Roma dal 24 al 26 settembre 1982.
Quanta acqua sotto i ponti. Lo sfizio di voler risalire al mio primo appuntamento congressuale con i farmacisti ospedalieri (solo quelli erano allora, poi sono venuti anche i farmacisti dei Servizi Farmaceutici Territoriali), dopo avermi impegnato in una laboriosa ricerca bibliografica, mi regala ora un mare di ricordi, quando gli appuntamenti della SIFO erano biennali, quando cioè i farmacisti ospedalieri politicamente contavano come il due di picche (briscola ovviamente quadri) e, soprattutto, quando avevamo i capelli ancora neri.
Sì, siamo tutti cambiati, l’unica vera inossidabile rimane la SIFO, che ancora oggi sa offrire incontri di grande spessore, dai temi certo impegnativi, ma ai quali corrisponde sempre una garanzia di contenuti. Capita così al partecipante di starsene per ore chiuso in una sala (mentre fuori c’è il sole), senza aver la sensazione di perdere tempo, e poi di tornare a casa convinto di avere qualcosa in più. Il giudizio – si badi bene – è del tutto disinteressato, perché non ho alcun motivo per cercare benemerenze tra gli ospedalieri. Inoltre, si consideri che per lavoro devo partecipare a numerosi congressi, e così tale consuetudine rende i confronti attendibili.
Ma torniamo al XXVIII Congresso di Rimini. Innanzi tutto la folla, ma quanti sono diventati i vostri associati?!? Per quanto riguarda i contenuti del convegno mi rifugio dietro il giudizio espresso da Gianni Tognoni durante l’incontro sull’accesso ai farmaci nei Paesi in via di sviluppo. La SIFO – ha detto – è tra le migliori società scientifiche del mondo. Certo, Tognoni è di parte, è dei vostri da sempre, ma è anche di indiscutibile attendibilità.
Plaudire, quindi, agli oltre 20 incontri, tra tavole rotonde, meeting e workshop, e ai 395 poster presentati e dire che tutto questo testimonia la vostra vocazione a essere protagonisti culturali mi sembra quasi un’ovvietà. Lo dicevo peraltro 25 anni fa e anche l’incontro di Rimini conferma quel primo giudizio.
Mi ha ancora una volta impressionato l’alta partecipazione dei congressisti ai lavori (ritengo che a Rimini quella percentuale registrata nel 1982 a Roma – 30% degli iscritti – sia stata ampiamente superata). Soprattutto mi ha colpito la presenza di tanti giovani, che dà l’idea di poter affrontare il futuro, con il coraggio dell’innovazione, e la predisposizione all’ottimismo. Proprio quanto manca negli incontri dei farmacisti del territorio – cui per lavoro partecipo – che vivono una trasformazione professionale assai perigliosa, che partita prima con il Decreto Storace e poi con la Legge Bersani, sembra ora in timorosa attesa di nuovi attentati. Forse è proprio la paura del domani che spinge ad arroccarsi sul presente, ma così viene meno ogni progettualità, manca una strategia concreta sulla quale impegnarsi.
Certo, il farmacista del territorio ha un’azienda, talvolta assai lucrosa, ma che basta poco per mandare in fumo (vogliamo parlare di Pianta organica?). Comprensibile allora l’attaccamento al contingente, ma è proprio quella tensione al sociale, quella vocazione allo scenario sanitario che ha permesso alla SIFO di crescere agli attuali traguardi. Scrivevo in quell’articolo del 1982: “I farmacisti ospedalieri sono i più pronti e i più disponibili, fra tutti gli operatori sanitari coinvolti, a operare in una prospettiva di trasformazione radicale e coerente con le necessità del SSN”. Una conferma viene dal Direttore dell’AIFA, che nel suo denso intervento a chiusura del Congresso ha ricordato come la SIFO sia una Società “che affronta non i suoi problemi interni, ma quelli generali della Sanità del Paese. Declina insomma il proprio ruolo in funzione del SSN”. Ecco, proprio questo uscire da “lo suo particulare” per gettarsi oltre lo steccato, le ha dato la forza di esplorare, di proporsi, di sperimentare, di anticipare, di farsi avanti.
Un’ultima considerazione, peraltro del tutto personale. Non credo nelle Istituzioni in sé, che una sia buona e l’altra cattiva ipso facto. Sono gli uomini che le animano che le rendono tali. E allora diciamolo: cara SIFO, sei una grande Società e ora conti come l’asso di picche (briscola ovviamente picche), perché hai avuto bei personaggi, leader cui va il mio rispetto prima ancora dell’amicizia. Penso ai presidenti Giuseppe Ostino, a Mario Greco, a Nello Martini, a Giovanna Scroccaro. Penso a Gigi Bozzini,… a Mauro De Rosa, … e qui mi fermo per non dimenticare nessuno, ma vi assicuro che sono molte le forze fresche pronte a garantire continuità.
E allora concludo, dicendo che non aspetterò altri 25 anni per congratularmi con voi. Lo faccio ora, chapeau, tanto di cappello.